di marcoias
Siamo formati ad accogliere le parole del Papa e non a farne libere e parziali interpretazioni. Possiamo però fare delle sottolineature con la penna rossa, di quelle che restano poi impresse meglio nella memoria.
In molti, rileggendo il testo, si sono soffermati su un primo punto che è sembrato dire in modo molto semplice "chi" è l'Azione cattolica. Recuperiamo le parole: "La Chiesa è grata all’Associazione a cui appartenete - dice Francesco -, perché la vostra presenza spesso non fa rumore – lasciate che il rumore lo faccia lo Spirito, voi non fate rumore –, ma è una presenza fedele, generosa, responsabile. Umiltà e mitezza sono le chiavi per vivere il servizio, non per occupare spazi ma per avviare processi. Sono contento perché in questi anni avete preso sul serio la strada indicata da Evangelii gaudium. Continuate lungo questa strada: c’è tanto cammino da fare! Questo, per quanto riguarda l’azione".
Sensazione? Sincera? Un discreto sospiro di sollievo. Perché a volte viene il timore che quel silenzio operoso, quello stile discreto e ordinario, non 'paghi', o almeno non paghi più in questi tempi urlati. Ci hai fatto respirare, caro Francesco: eravamo un po' in apnea, temevamo che quella che abbiamo appreso come virtù fosse diventata un vezzo o un vizio o un difetto. Ci dici che non è così. Grazie.
Lo sguardo si posa su ogni sillaba, ovviamente. Il testo è denso. Le aggiunte a braccio sono molto incisive. L'incontro trasuda passione e amore per la Chiesa. In questo contesto cade un invito esplicito, che più esplicito non si può. "In questo senso - dice il Papa ricordando il percorso sinodale che prende il via nella Chiesa italiana - la vostra Associazione costituisce una “palestra” di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo".
Sensazione? Sempre sincera? Responsabilità. Perché anche in questo caso, specie in tempo di pandemia, si è tentati dall'abbandonare alcune "vie lunghe" che l'associazione ha: i Consigli, il discernimento, il dialogo, la riflessione, la condivisione... La pandemia affaccia la tentazione di qualche scorciatoia, e invece il Papa ci ricorda che quei nostri "vecchi arnesi" possono tornare utili un po' a tutti. Una responsabilità, appunto.
Alla fine del discorso ne arriva un'altra di tentazione, quella rivendicazionista. Il Papa ci invita a una sana laicità e ci viene un po' la voglia di rivendicare qualcosa. Ma le rivendicazioni sono esercizi sterili. Dice Francesco: "Fratelli e sorelle, auguro buon lavoro alla vostra Assemblea. Possa contribuire a far maturare la consapevolezza che, nella Chiesa, la voce dei laici non dev’essere ascoltata 'per concessione', no. A volte la voce dei preti, o dei vescovi, dev’essere ascoltata, e in alcuni momenti 'per concessione'; sempre dev’essere 'per diritto'. Ma anche quella dei laici 'per diritto', non 'per concessione'. Ambedue. Dev’essere ascoltata per convinzione, per diritto, perché tutto il popolo di Dio è infallibile in credendo".
Sensazione? Ancora sincera? Meritarsi ogni giorno questo diritto. Il diritto di essere ascoltati dei laici è posto dal Papa in stretta correlazione alla popolarità. Più si è popolari, vicini al popolo, in empatia con il popolo, più nei discorsi entra la vita vera e si rafforza il 'diritto' di essere ascoltati.