di giadis
Massimiliano, Francesco, Nicola, Paola, Renato, Paola, Angela,: gli occhi della memoria e della sapienza. Adulti tra gli adulti, e adulti tra i giovani.
Matteo, Alice, Maria Chiara, Emanuela, Tommaso, Giuditta, Lorenzo: i volti del sorriso. I giovani della porta accanto, delle chat e degli incontri on line.
Claudia, Emanuele, Claudia, Alberto, Giuseppe, Maurizio, Marta: le mani di educatori che sanno stare accanto ai ragazzi, ai più piccoli.
Appena eletti nuovi consiglieri nazionali dell’Azione cattolica italiana, sono molto di più dei loro nomi di battesimo. Sappiamo riconoscere, infatti, nei loro nomi, i mille occhi, i mille volti, le mille mani di un popolo di Ac che sa stare accanto al mondo, in dialogo con esso, in un abbraccio senza fine che va oltre la pandemia, questo tempo di crisi e di abbandono che stiamo vivendo, in una stretta di mano che ha il sapore del pane fatto in casa e della polvere della strada. E dell’aiuto al fratello-amico-altro che da solo è travolto da questo tempo di crisi.
È questo popolo di Ac, gran lavoratore nella vigna del Signore, a incarnare oggi queste belle parole di cui ci nutriamo ogni giorno, fraternità, misericordia, nuove alleanze per il bene comune, portatori di una buona notizia che sa tendere la mano al prossimo, chiunque esso sia, all’Altro, il più lontano da noi, il più distante.
Mani che assaggiano la misericordia e la tenerezza, che odorano di solidarietà spesso nascosta, quella che non si vede, quella che si fa e basta, come le mani che hanno saputo accarezzare le difficoltà e le precarietà durante la pandemia. In ogni parrocchia, in ogni famiglia, in ogni territorio dove la buona notizia non è sbandierata al vento ma fulcro di un impegno che fa andare d’accordo l’uomo e il vangelo. Polvere e buona notizia. Mani nelle cose del mondo e sguardo al cielo. Questa è l’Ac.
E, allora, a conclusione di questa XVII Assemblea nazionale, l’Ac propone un Messaggio alla Chiesa e al Paese. Denso di queste parole. Sulle strade della vita, del bene comune e con lo sguardo rivolto verso il cielo.
Parole come solidarietà, fraternità, desiderio di bene, verità di giustizia, sono le parole del lessico dell’Ac. Sui passi del magistero di papa Francesco.
«Proprio a Papa Francesco – si legge del Messaggio – siamo profondamente grati, per averci rivolto un discorso paterno e affettuoso, indicando la strada per il percorso dell’associazione nei prossimi anni. Il suo magistero ci ha guidato nel quadriennio appena concluso, e ci spinge a camminare con decisione verso la nuova frontiera di una fraternità universale. Davanti a tanti attacchi scomposti e strumentali ribadiamo con forza: l’Ac sta con Papa Francesco. Insieme al Pontefice osiamo sognare un mondo diverso, una società più umana, una Chiesa fraterna: è questa la nostra promessa. E con questo spirito desideriamo partecipare da protagonisti, proprio la cammino sinodale che la Chiesa italiana si avvia a intraprendere, coinvolgendo l’intero Paese».
E ancora: «Nei momenti più difficili dell’emergenza sanitaria, ci siamo appoggiati ai valori più semplici e profondi della nostra umanità: l’attenzione agli altri, la solidarietà reciproca, la generosità gratuita. Da questi stessi valori dovremo ripartire per far fronte alle varie sfide che attendono l’Italia nel futuro prossimo. Con la pandemia sono aumentati i nuovi poveri (+12,7%, secondo il Rapporto Caritas dell’ottobre 2020), in conseguenza della crisi economica che ha inevitabilmente colpito molte attività. I ragazzi e gli adolescenti hanno sofferto per la chiusura delle scuole, tanti giovani hanno perso il lavoro o temono di non riuscire a trovarlo. Le famiglie hanno dovuto fare grandi sforzi per sostenere i propri membri più fragili, tra cui gli anziani soli o malati, e le persone disabili. L’Ac chiede alla politica e alle istituzioni di rispondere al grido silenzioso dei tanti fragili del Paese dando prova di unità e di fattiva operosità. L’associazione farà la propria parte senza riserve».
«Questo è il tempo di pensare il futuro dell’Italia – continua il Messaggio – con uno sguardo inclusivo e con una visione di lungo periodo. Sarà importante mettere al centro l’impegno per l’educazione delle giovani generazioni. Bisognerà investire per creare occasioni di sviluppo e lavoro, e riflettere su come promuovere un’economia che non crei dinamiche di scarto e di esclusione. Occorrerà prendere sul serio la sfida della cura del creato nella logica dell’ecologia integrale. Non potrà esserci futuro senza la pace: per costruirla occorre un grande lavoro educativo, a tutti i livelli, oltre a scelte concrete come la riduzione delle spese nella fabbricazione di armi.
Vogliamo continuare a rivolgere il nostro sguardo al Mediterraneo, dove ancora negli ultimi giorni sono avvenute tragedie imperdonabili: tutto ciò che è umano ci riguarda e ci impegniamo a non ignorare mai le sofferenze di ogni nostro fratello e di ogni nostra sorella».
Per una bella chiesa, un bel Paese, una bella associazione.