di Paolo Seghedoni
Mitezza, sopra tutti, poi missionarietà, sinodalità, alleanze, generatività, profezia, pandemia, formazione, ma ancora promozione, informazione, povertà, linguaggio senza dimenticare, naturalmente, Chiesa e comunità. I 26 interventi del dibattito seguiti alla relazione del presidente nazionale (un intervento che è un programma per il triennio, fa notare Angela) sono stati caratterizzati, come ha ricordato il presidente dell’assemblea Pierpaolo Triani, da pacatezza e, potremmo dire, dallo stile della mitezza.
Già, perché la profezia della mitezza è stata la grande protagonista del dibattito: una mitezza che non deve diventare timidezza o, peggio, tiepidezza (Antonio Nicola da Bari), che si sposa con la gentilezza (Laura da Ventimiglia), che è una sfumatura della misericordia (Dino da Vicenza), che è sale e lievito come ricorda Marco da Trento e che, ricorda Gianmaria da Albenga, è lontana dai riflettori ma non per questo è meno significativa.
La sinodalità è ripresa da altrettanti interventi: da quella concretissima di chi è incamminato in un Sinodo diocesano (Raffaella da Lodi) o comunque che la vive come stile di Chiesa locale (Margherita da Sessa Aurunca), a chi la invoca come strada maestra per l’associazione. Ma non mancano i richiami espliciti alla missionarietà (come per Silvia da Milano o Giuseppe da Noto) e alle alleanze da mantenere e sviluppare (ancora Silvia), da incentivare e da far crescere con un linguaggio adeguato (Tina del Mieac) e da saldare con le altre realtà vicine all’associazione (anche per Giuseppe del Meic). Un’Ac generativa e che sa osare (Laura da Imola), capace di generare altre realtà (Stefano da La Spezia) e che ha affrontato la pandemia con creatività e mettendosi al passo con gli ultimi (tra le tante voci citiamo quella di Margherita della diocesi di Tricarico).
Raffaella di Teggiano Policastro ricorda l’impegno della comunità, ma anche l’importanza di aprirsi al territorio, mentre Edoardo da Forlì chiede se l’Ac può diventare associazione che abilita alla protezione civile, visti i tanti interventi realizzati per far fronte alla pandemia. Efrem da Bologna, ma anche Marco da Trento, ricorda il protagonismo dei bambini, dei ragazzi e dei giovanissimi, così come Luca mette al centro l’entusiasmo del Msac (ed Efrem richiama il Mlac e la festa dei lavoratori), mentre Marco da Massa Carrara mette al centro la promozione e l’attenzione ai responsabili delle associazioni parrocchiali. Tante voci, tanti temi (Fabio da Vercelli esorta a non lasciare solo il Papa nella denuncia del mercato delle armi, Alessandro da Siena l’importanza di fare cultura dell’informazione al servizio del bene comune). Tanto materiale utile per la discussione, per far circolare buone idee e buone prassi associative che, oltre dai delegati, è stato seguito da oltre 400 persone su Youtube e che resterà disponibile come tutto il materiale di questa particolare assemblea anche dopo la fine.
Ma tra chi dice che l’assemblea è una grande boccata d’ossigeno, chi parla di entusiasmo e passione, chi ricorda che occorre arrivare a tutti con un linguaggio non semplice, ma comprensibile, stavamo dimenticando la parola più usata dai delegati: grazie. La gratitudine espressa per il presidente Matteo (anche dalla sua diocesi, con le parole affettuose di Maddalena), alla presidenza nazionale, al consiglio e, anche ed è un grazie non scontato, a chi sta permettendo all’assemblea di svolgersi con questa modalità a distanza.