Insieme dentro questo tempo
di Matteo Truffelli - L’Assemblea nazionale è alle porte. Arriviamo con gratitudine a questo importante appuntamento, che conclude lo straordinario percorso che ogni tre anni ci consente di verificare e riprogrammare il percorso in cui siamo impegnati e rinnovare le responsabilità associative, dalle più piccole parrocchie d’Italia fino alla Presidenza nazionale, passando per le diocesi e le regioni. Un anno fa, lo scoppio della pandemia ci ha imposto di rallentare il processo, e ora dovremo celebrarne la fase conclusiva “a distanza”, con quelle modalità digitali a cui ormai ci siamo abituati in tanti ambiti delle nostre vite. Non viene meno, tuttavia, il grande valore democratico e partecipativo del nostro camminare insieme: anzi, alla luce del momento storico che stiamo vivendo, la XVII Assemblea nazionale rappresenta un passaggio forse ancora più importante del solito.
La scelta di rinviare l’Assemblea, prevista inizialmente per il maggio 2020, non è stata semplice. Ci è sembrato che quella decisione fosse il modo più opportuno per stare dentro uno scenario che cambiava rapidamente, nella speranza di poter riproporre il consueto incontro in presenza. L’Assemblea, infatti, non si esaurisce nell’adempimento di attività istituzionali: c’è un valore associativo forte nel potersi incontrare, nel conoscersi tra persone di tutta Italia, nel discutere e raccontarsi nei momenti informali. La bellezza dello stare insieme, la cura delle relazioni, lo scambio tra esperienze diverse non sono un accessorio dei nostri processi decisionali: sono aspetti sostanziali che compongono quella variegata sinfonia che chiamiamo sinodalità. Purtroppo, data la situazione sanitaria, non potremo svolgere l’Assemblea in questo modo. La vivremo online. Ma se è vero che perderemo gran parte degli elementi preziosi a cui facevo riferimento, potremo comunque vivere intensamente tutte le occasioni che questa modalità inedita potrà offrirci. Ci saranno momenti differenziati per riflettere con tempi più distesi, potremo proporre piccoli gruppi di lavoro a distanza, ci saranno momenti di preghiera, di riflessione, di confronto. E gran parte delle attività potranno essere seguite in diretta da tutti gli interessati. Sarà un’Assemblea pienamente vissuta se riusciremo a essere “connessi” non solo con i nostri computer, ma prima di tutto con i nostri cuori e la nostra passione per la Chiesa, per l’Ac, per il bene di tutte le nostre sorelle e di tutti i nostri fratelli.
Unità e dedizione.
Questo spirito di unità e di dedizione gratuita sarà fondamentale, perché la XVII Assemblea nazionale giunge in un momento cruciale. Nel corso di quest’anno anno il mondo è cambiato. Sono cambiate le vite di noi tutti, costretti a fare i conti con il senso del limite, la sofferenza, la paura. Sono cambiate le priorità per tante donne e uomini, soprattutto i più colpiti dalla pandemia: anziani, famiglie, giovani soli o emarginati. Nuove domande e nuovi bisogni si sono affacciati nella vita delle nostre società, e tante domande e sfide sono state poste anche alla nostra esperienza di fede e alla nostra missione evangelizzatrice. In tutto il mondo, e anche in Italia, la Chiesa si è impegnata per rispondere a nuove necessità materiali e spirituali. E un ruolo importante lo hanno avuto, in questo, i laici, soprattutto nei momenti più difficili: penso alle esperienze di carità promosse anche da tanti soci e socie di Ac e da molte associazioni diocesane o parrocchiali. Penso alla cura e al conforto portati negli ospedali dagli operatori sanitari che assistono i malati in isolamento, al supplemento di disponibilità messo in campo da tanti insegnanti, e da tanti studenti. Agli educatori che hanno continuano a tenere saldo il legame con i ragazzi e le ragazze del gruppo. Alla solidarietà semplice vissuta nei condomini e nei quartieri. Tutti modi importanti di abitare il tempo in cui ci troviamo.
Dentro i tanti cambiamenti, e le tante questioni che essi hanno portato, infatti, c’è quello che siamo chiamati a essere oggi come associazione: il nostro impegno è quello che il nostro tempo ci insegna e ci consegna. E per capire quali piste percorrere, quali priorità darci, insomma come pensare l’Ac dei prossimi anni è veramente decisivo l’esercizio di discernimento comunitario che sperimenteremo nel momento assembleare. Tra il 25 aprile e il 2 maggio vivremo giorni intensi, con lo sguardo rivolto alle realtà concrete dei nostri territori, e con il desiderio di proporre una sintesi che abbracci tutto il territorio nazionale, ma sappia guardare anche oltre, a un mondo che dovrà camminare sempre più nell’orizzonte della fraternità.
Come buoni samaritani.
Proprio il sogno di una società sempre più fraterna, al centro dell’enciclica Fratelli Tutti che Papa Francesco ci ha regalato in questo anno di pandemia, rappresenterà una chiave importante per indirizzare il nostro discernimento. Nell’enciclica il Santo Padre propone in particolare una figura di riferimento. Quella del buon samaritano, capace di chinarsi sul suo prossimo, ferito e abbandonato sul margine della strada, per prendersene cura. È questa l’immagine che vogliamo fare nostra: per essere un’Ac che sappia farsi prossima, con coraggio e generosità. Come abbiamo scritto nell’edizione aggiornata del Progetto formativo, desideriamo che tutti i soci di Ac maturino attraverso l’esperienza associativa la loro vocazione a vivere come “discepoli-missionari”, capaci di «trovare strade laicali per l’annuncio del Vangelo». E tra queste strade dovremo saper individuare, in ogni contesto, quelle che potranno portarci vicino a chi sta subendo o subirà maggiormente le conseguenze della pandemia. Pensando non solo all’AC, ma anche a come aiutare tutta la Chiesa italiana a vivere la cesura storica in cui ci troviamo immersi come un tempo di «conversione missionaria» e non di «conservazione».
Ecco perché l’Assemblea nazionale, anche se vissuta a distanza, costituirà un passaggio fondamentale per il cammino dell’Ac dei prossimi anni. Perché sarà chiamata a individuare le strade da percorrere, scegliere come percorrerle, e a chi affidare la responsabilità di farlo, concretamente, a livello nazionale. Per questo dovremo vivere la nostra Assemblea con ancora più passione, creatività, intelligenza e disponibilità al coinvolgimento. Guidati dallo Spirito, potremo allora aiutare l’Ac dei prossimi anni a incontrare il «popolo numeroso» che il Signore ha nelle nostre città e nei nostri paesi, a ogni latitudine della nostra Italia. E lì, dentro la città, condividere la speranza del Vangelo che in ogni tempo, e anche attraverso ogni difficoltà, offre una prospettiva di gioia e di futuro.
Da Segno nel mondo (2/2021)